STRESS

STRESS

IL MIO FEDELE COMPAGNO

Ormai è passato un anno dal mio ritorno in Italia; decisione sofferta, ma indispensabile. Non so quante altre cronache potrò scrivere, visto che ora la mia vita è cambiata. Cominciamo con questa: dopo cinque anni passati da “pendolare” cercando di concludere qualcosa arriva questo cazzo di Virus.

Voi immaginate di trovarvi in un paese straniero in pieno lockdown e dover subire delle regole che non condividete senza poter fiatare. Oltre a quello la scuola, praticamente non funzionava più. Deciso il ritorno si prospetta una lunga battaglia con la burocrazia, per avere tutti i documenti che mi serviranno in Italia.

Quello più arduo è stato sicuramente il visto per mia moglie. Lei aveva la carta di soggiorno permanente; ma essendo stata fuori dall’Italia per più di sei mesi, non era più valida… okay, accettiamo e cerchiamo di risolvere con l’ambasciata senza andare a Manila.

FACE MASK

Niente da fare, bisogna andare per le impronte, e adesso inizia il bello. Certificazione del “Barangay” per poter prendere l’aereo, permesso della Polizia, modulo firmato e controfirmato per viaggiare, biglietti aerei andata e ritorno, prenotazione dell’hotel… dieci giorni di preparazione per una cosa che durerà dieci minuti; e non si può tornare in giornata, ma fare il tampone molecolare e dopo 24 ore e aver mandato i documenti a Puerto ricevere il permesso di rientrare.

Ok partiamo, arriviamo a Manila, nel pomeriggio facciamo il benedetto tampone con risultato il mattino dopo… circa centoventi euro. L’hotel è economico ma pulito, e al mattino taxi e via; era qualche anno che non andavo in Ambasciata, e senza aggiornare il sito hanno cambiato indirizzo, altro taxi e finalmente arriviamo, facciamo tutto ma non possono consegnarci il visto in giornata. Li convinco a spedirmelo col corriere ma bisogna andare in un’altro ufficio e pagare la spedizione… meno male che il visto è gratuito. Altro taxi, ricerca, piccola discussione e alla fine ci concediamo un panino ai limiti del mangiabile; torniamo in hotel e scopriamo che non possiamo uscire fino al giorno dopo quando arriveranno i risultati del test… cena con un hamburgher che ci facciamo consegnare.

Il mattino dopo riceviamo la mail con i risultati e finalmente siamo liberi, prepariamo i bagagli e andiamo al laboratorio a ritirare la copia cartacea visto che non siamo sicuri che basti la mail. In aeroporto è un caos: centinaia di persone in coda, molti senza test… il tempo passa e al momento del check-in scopriamo che ci vuole ancora un documento, corsa al posto di polizia per farci dare questo cazzo di inutile documento e finalmente riusciamo a partire, ma il bello doveva ancora venire.

Arriviamo a Puerto Princesa e alla scaletta veniamo presi in consegna da un gruppo di “scafandrati” che ci conducono in una sala, ci fotografano con un numero neanche fossimo degli appestati (tampone negativo 36 ore prima) ci fanno firmare dei moduli e alla fine, a mie spese ci portano in hotel per una settimana; notare che noi abbiamo una casa. Chiusi in una stanza, senza una zona fumatori, senza wi-fi, e con dei pasti… al limite della decenza.

cibo

Resisto perchè devo, e il tempo passa. Alla fine devo pagare l’equivalente di circa quattrocento euro e dopo un tampone rapido, naturalmente negativo, ci dobbiamo far venire a prendere da un amico e andare a casa per altri 6 giorni. Alla fine l’operazione mi è costata quasi 800 euro… per un visto, anzi per le impronte; ho detto a mia moglie che la prossima volta le taglio le mani e le spedisco all’Ambasciata… costa meno.

gate

Finalmente arriva il giorno della mia partenza per l’Italia… altri tamponi, altri documenti, altri 2 giorni in albergo. Mentre aspetto l’aereo al gate penso che forse non tornerò nelle Filippine, anche se continuo ad amarle e ci ho passato alcuni dei più bei momenti della mia vita ma troppo stress viaggiare di questi tempi, poi quando hai a che fare con dei protocolli assurdi ti passa la voglia.

Sige kita tayo ulit

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