THE LONGEST JOURNEY
Dopo il solito check up medico era venuto il momento di tornare a casa. Biglietto acquistato: Malpensa- Heatrow… Heatrow-Manila. Prezzo accettabile visti i tempi.
Il mio viaggio inizia alle 9 del mattino: autobus fino a Brescia, treno fino a Milano Centrale, navetta fino a Malpensa TERMINAL 1; sigaretta (il mio medico mi ha consigliato vivamente di smettere… cosa che farò appena arrivato… giuro), caffe, attesa del check in. Consegna del mio zaino Invicta grande… peso 19 kili e 800 contenente: vestiti vari, cioccolato, parmigiano, olio exrtravergine di oliva, yogurtiera, dentifricio, rasoi usa e getta, maionese, Nutella gigante e poi non ci stava più niente, allo sportello bagagli fuori misura.
Leggo le mail e scopro che il mio volo Londra – Manila è stato cancellato… : mi faccio fermare il bagaglio a Heatrow e penso. Carta d’imbarco e finalmente posso muovermi col mio piccolo zainetto con laptop, libro, tabacco e varie… panino e birra e controlli di sicurezza.
Mi concedo una media e studio i diritti internazionali dei passeggeri; rincuorato mi preparo ad affrontare gli impiegati della Philippines Airlines, che sicuramente mi faranno penare, visto che la cancellazione rientra nei “casi di forza maggiore” : dato che un pilota cinese ha pensato bene di schiantarsi (per fortuna senza vittime) sulla pista del Ninoy Aquino di Manila.
Era la mia prima volta ad Heatrow, ed ero un poco preoccupato per i tempi degli spostamenti ma… devo fare tanto di cappello alla Regina; uno dei migliori aeroporti dove sono atterrato, con Francoforte.
Non faccio neanche in tempo ad arrivare al nastro e il mio bagaglio sta passando, in dieci minuti sono al treno, e altri 10 sono al terminal 3; dove c’è l’ufficio della compagnia. Mi consegnano subito un foglio dove è spiegato che la cancellazione è dovuta a cause di forza maggiore ecc. ecc.
A questo punto devo confrontarmi col personale di terra della Philippines Airlines, che gentilmente cerca di tirare l’acqua al proprio mulino; dopo essere riuscito a farmi reimbarcare dopo due giorni, arriva la domanda: ” And now?” . La risposta naturalmente declina la responsabilità della compagnia e il fatto che in quei due giorni dovevo arrangiarmi… al mio gentile, ma secco: “Don’t exist!” , la gentile hostess inglese capisce che sarà dura. Un’altro passeggero islandese oppone la mia stessa resistenza, e alla fine otteniamo stanza e colazione in un hotel vicino.
Ci concediamo una buona sigaretta in attesa del taxi.
Il congedo è con un discorsetto del tipo: “Siamo stati buoni, non era nostro dovere darvi assistenza, ma il cliente innanzitutto…” in fondo sono stati gentili e diamogli un “like” , anche se le leggi internazionali parlano chiaro.
L’hotel è confortevole e grazie al wi-fi riesco a riprogammarmi il volo da Manila a Puerto Princesa e la stanza a Manila senza costi aggiuntivi. Colazione abbondante, visto che c’è solo quella compresa e con il cambio e i prezzi il mio budget è ridotto all’osso. Due giorni ai domiciliari, guardando la tv e concedendomi una birra; il mio inglese è decente e capisco tutto a parte qualche programma australiano… ma come parlano?
Finalmente arriva il momento del volo; prendo l’autobus per Central Station, che è free e m’incammino verso il famoso terminal3. Sono circa le 12.30 del mattino e mi preparo ad una lunghissima attesa dato che il volo è alle 22.20. Ormai sono tre giorni che sono in viaggio, e me ne mancano ancora due per arrivare a destinazione. mi sembra di essere tornato al medioevo. Tra una sigaretta e qualche passo carico dei miei bagagli il tempo passa e dopo una richiesta di documenti di un gigantesco Bobby riesco a prendere il mio volo. Ancora una notte a Manila e volo nazionale; alle 12.20 del 22 agosto finalmente atterro a Palawan, dove ci sono mia moglie e mio figlio ad aspettarmi… ragazzi che viaggio!